Sale e sodio nei cibi
(Da https://www.cuore.iss.it/prevenzione/sale)
Il sale da cucina contiene sodio che favorisce l’aumento della pressione,
principale causa di infarto e ictus. (vedi la pagina rischi
del sale)
In condizioni normali il nostro organismo ha bisogno di piccole quantità di
sodio (393,4 mg), che corrispondono a 1 grammo di sale da cucina (cloruro di
sodio). Attraverso l’alimentazione, però, un italiano introduce in media 10
grammi di sale ogni giorno [1], in totale fra quello normalmente contenuto
negli alimenti e quello aggiunto. Diminuire questa quantità può aiutare a
mantenere la pressione arteriosa a livelli ottimali, e quindi a ridurre il
rischio di infarto o ictus.
Quanto è “troppo”?
Come raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni giorno
bisognerebbe consumare meno di 5 grammi di sale da cucina, tra quello già
presente negli alimenti e quello aggiunto, che corrispondono a circa 2
grammi di sodio. [2] Per dare una idea più chiara, 5 grammi di sale sono
all’incirca quelli contenuti in un cucchiaino da tè. (vedi la pagina dov’è
il sodio?)
Un po’ di storia
In passato il sale è stato un elemento prezioso. La parola “salario”,
introdotta dai Romani, deriva appunto dal sale che era corrisposto come paga,
data la sua importanza per la conservazione degli alimenti. Nel Rinascimento,
in seguito all’introduzione di una tassa sul sale nello Stato Pontificio, la
popolazione di Toscana e Umbria cominciò a produrre pane sciapo (senza sale).
Questa tradizione persiste ancora oggi e anzi, consumare il pane toscano senza
sale è molto importante per ridurre il contenuto di sodio dell’alimentazione
quotidiana.
Meno sale, più salute: materiali divulgativi
Meno sale, più salute. Lo ricorda il Progetto Cuore nei materiali divulgativi predisposti nell’ambito delle attività finalizzate alla riduzione del consumo di sale nella popolazione italiana e alla realizzazione del Progetto CCM “Monitoraggio del consumo medio giornaliero di sodio nella popolazione italiana“. Un poster e una brochure, pensati per i cittadini e per gli operatori sanitari, spiegano come, quanto e perché è importante diminuire l’uso del sale nell’alimentazione quotidiana (vedi sopra).
Queste raccomandazioni
si applicano a tutte le persone, con o senza ipertensione (comprese le donne in
gravidanza e in allattamento), tranne le persone con malattie o
che assumono farmaci che possono portare a bassi livelli di
sodio o ritenzione idrica acuta o richiedano un regime alimentare
supervisionato da un medico (ad es. persone con insufficienza cardiaca e quelli
con diabete di tipo I). In queste sottopopolazioni potrebbe esserci una
relazione particolare tra l'assunzione di sodio e gli esiti sanitari ricercati
(OMS. Linee guida: WHO. “Guideline:
Sodium intake for adults and children”
Per saperne di più
1. Ministero delle
Politiche Agricole e Forestali, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti
e la Nutrizione. Linee guida per una sana alimentazione italiana. (revisione
2003). Disponibile su http://www.inran.it/... (ultimo
accesso: 5/1/2010)
2. Diet, Nutrition and
the Prevention of Chronic Diseases. Report of a joint WHO/FAO expert
consultation. WHO Technical Report Series 916/2003. Disponibile su http://www.fao.org/...